Ecco una storia d’arte un po’ speciale; è il racconto di un’opera che puoi vedere in uno dei musei delle Marche con i tuoi bambini: il polittico di Villa Colloredo Mels a Recanati.
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Questa è la storia di un broncio; anzi, di una moltitudine di bronci. Alcuni più marcati, altri un po’ velati. Certo è che non ci sono sorrisi evidenti e questa storia non può che partire da qui: dai bronci che esibiscono i personaggi del nostro dipinto.

Li conosci? Solo due sono abbastanza famosi: la signora in trono con un bambino in braccio – imbronciati tutti e due – è Maria con il figlio Gesù. Maria si sporge alla sua destra per reggere appena con la punta delle dita uno straccetto con un buco in mezzo, sostenuto con entrambe le mani da un angelo. Lo stanno per infilare all’uomo inginocchiato e vestito di chiaro di nome Domenico, molto famoso perché è diventato santo. Ce lo rivela quel sottile disco dorato che circonda la sua testa, di nome aureola, una specie di raggio luminoso che si irradia sulla testa di tutti i santi (è un raggio che ci immaginiamo, non lo avevano veramente!).
Pettorine da allenamento o grembiuli?
Quello che ho definito straccetto con un buco in mezzo assomiglia molto a quelle casacche o pettorine che si mettono i giocatori di una stessa squadra per distinguersi, quando devono giocare gli uni contro gli altri. Le pettorine hanno un colore diverso e servono per dar vita a due colori distinti. Non mi sembra questo il caso però, perché la casacca di Domenico è esattamente dello stesso colore del suo abito (e poi non vedo altri giocatori che indossano i suoi colori). In effetti quello è uno scapolare ed è una specie di grembiule che portavano i monaci e i frati nei monasteri e nei conventi, per non sporcarsi durante il lavoro nei campi. Poi però è diventato più che altro un oggetto simbolico, un dono di Maria, che si è fatta così protettrice di quei monaci.
Certo, se a me dessero un regalo con lo stesso entusiasmo che mostra Maria in questo momento, qualche dubbio mi verrebbe. A te no?
Angioletti ritrosi
Come se non bastasse ci sono due angioletti seduti sul gradino sotto il trono che si ritraggono spaventati alla vista di Domenico. Cosa avrà mai di così terribile?
Forse i due erano semplicemente concentrati sulla musica, visto che hanno entrambi uno strumento in mano. L’angioletto più grande, quello che indietreggia in maniera evidente dallo spavento, stava suonando una viella, l’antenato del violino. L’altro invece sembra meno provato e infatti non si è scomposto più di tanto, ma tiene ancora imbracciato il suo liuto. Insomma, sono un po’ stupiti di trovare lì San Domenico, che pure ha un ruolo di primo piano: serve a ricordare che i frati domenicani sono molto devoti a Maria, cioè la pensano e la pregano continuamente. Per questo motivo il nostro dipinto è stato realizzato – più di quattrocento anni fa – per la chiesa di San Domenico a Recanati, nelle Marche. Lo ha dipinto un pittore veneto che all’epoca non era ancora molto famoso e si chiamava Lorenzo Lotto.
Cosa è un polittico
Oggi per ammirare il dipinto bisogna però andare nel museo civico di Villa Colloredo Mels – ci siamo già stati per un altro racconto. Non è un semplice quadro, ma un polittico, cioè un dipinto su tavole di legno diviso in più parti separate da cornici. Queste sono un po’ diverse da come erano in origine e da come le aveva pensate Lorenzo, che le aveva immaginate e volute più sottili, simili a pilastrini. I pilastrini non ci sono più, ma se ci fai caso puoi notare l’ombra che proiettavano sul pavimento a piastrelle, in basso, come se la luce provenisse da destra. Lo si vede bene nello scomparto centrale, sotto gli angioletti, ma anche nei due pannelli laterali.
E gli altri personaggi che affollano il dipinto chi sono? Soprattutto: sono imbronciati anche loro? Accanto a Maria e Gesù ci sono due santi papi, vestiti in maniera ricchissima, con tanto di anelli sopra i guanti (che raffinatezza!) e tiare – quei copricapi simili a corone – tempestate di perle e pietre preziose. Proprio felici non mi sembrano, con quelle bocche ripiegate all’ingiù, ma il santo di destra sembra quasi impegnato in uno studiato balletto con Maria. Per bilanciare la sua inclinazione verso sinistra, infatti, piega la testa e l’altissima tiara verso destra. Lo trovo molto buffo, tanto più che papa e Maria hanno entrambi il famoso broncio e gli occhi abbassati: una perfetta danza!
I protagonisti di sinistra…
Partecipano a questo momento solenne insieme ai personaggi della tavola centrale anche altri santi posti a sinistra e a destra, in basso e in alto. Alcuni sono monaci fedeli a San Domenico e si chiamano domenicani; si riconoscono perché sono vestiti di bianco con un mantello nero. Servono a ricordare che il polittico era destinato alla chiesa di San Domenico. A sinistra il domenicano con un libro blu e il sole nel centro è San Tommaso d’Aquino, un dottore della chiesa, cioè un saggio che ha scritto molti libri su Dio e su questioni complesse che lo riguardano. Accanto a lui sta San Flaviano, il santo vescovo patrono di Recanati: è vestito riccamente, con medaglie e anelli sulle mani guantate di bianco, regge un bastone in oro e argento che si chiama pastorale e ha addirittura due libri sotto braccio.
Cosa accomuna questi due personaggi? Sì, hai pensato bene: sono entrambi imbronciati! Uno con un viso mortalmente pallido, l’altro con carnagione olivastra, ma tutti e due decisamente affranti, tristi, dispiaciuti; con quelle mani nervose che reggono i libri e sembrano non riuscire a star ferme.
… e quelli di destra
E i due santi del pannello di destra?
In primo piano spicca un giovane soldato elegantissimo: ha finissimi boccoli biondi, una lucida armatura con busto in velluto verde e maniche da cui ricadono nastri coloratissimi. Anche lui stringe nervosamente qualcosa tra le mani, ma non si tratta di un libro, bensì di una spada. È san Vito, un giovane che secondo alcune storie leggendarie ha compiuto molti miracoli in nome di Dio e insieme a Flaviano è patrono di Recanati.
Sì anche Vito è piuttosto imbronciato, più che altro decisamente non sorride, come del resto San Pietro da Verona al suo fianco. Come biasimarlo? San Pietro ha un coltello piantato sulla testa! Si tratta di una roncola o falcastro, insomma un’arma con una grossa lama con cui è stato ucciso dai nemici mentre si recava a piedi da Como a Milano. I suoi abiti ci rivelano che era anche lui un frate domenicano e Lotto lo rappresenta con le mani giunte ma con i soli polpastrelli che si toccano, come se non avesse la forza di fare di più (e lo credo!).
Fiamme, cuori e spade
Anche nei pannelli superiori troviamo santi domenicani. A sinistra San Vincenzo Ferrer tiene nelle mani un libro e una fiamma: il libro ci ricorda che Vincenzo ha scritto molti libri, mentre la fiamma simboleggia lo spirito di Dio che lo ha aiutato a scriverli.
Ancora una fiamma, ma più piccola e sopra una lampada a forma di vaso, la troviamo in una mano di Santa Lucia, protettrice della vista. Con l’altra mano tiene appena con due dita una foglia di palma, simbolo del martirio, cioè della sua morte avvenuta per difendere la propria fede in un’epoca in cui non era permesso (in poche parole ha detto: io credo in Dio e non lo rinnegherò, piuttosto uccidetemi).
Vincenzo e Lucia confermano l’andazzo del nostro polittico: nessun sorriso e mani tese e contorte.
Nel pannello superiore destro è una santa a rappresentare i domenicani. Si tratta di Caterina da Siena, che tiene in mano un crocifisso e il suo cuore ferito: è un’immagine simbolica perché il suo cuore non è stato trafitto realmente, ma è come se lei lo avesse sentito trafiggere quando si è innamorata di Gesù (del resto è quello che sentiamo anche noi, quando per una ferita d’amore o amicizia ci sembra di avere dolore al cuore).
Accanto a lei un signore elegantissimo con un’acconciatura accurata sta con la mano appoggiata sull’elsa di una spada e l’altra sospesa e tutta contratta. È san Sigismondo ed è così elegante perché è un re, il re dei Burgundi. Almeno lui, un re ricco e ben vestito, sarà allegro, no? No. Caterina e Sigismondo sono gli ennesimi bronci.
Bronci e musi lunghi: ecco perché
Ti è venuta un po’ di curiosità sul perché di questi musi lunghi? In realtà non sono tutti d’accordo, ma ti anticipo che solo i personaggi che si trovano sulla cimasa, la parte più alta del polittico, sono sicuramente tristi per un motivo diverso: è morto Gesù e lo stanno adagiando nella sua tomba. Attorno al suo corpo ci sono infatti un angelo, la sua mamma, la sua amica Maddalena e Giuseppe di Arimatea, un ricco uomo che partecipò alla sepoltura di Gesù, e sono tutti più che tristi, sconvolti.
Per il resto del polittico pare invece che quando Lorenzo Lotto iniziò a dipingerlo per i domenicani di Recanati, fosse appena accaduta una cosa spiacevole.
Vicino alla città sorge Loreto, celebre ancora oggi per il suo santuario, dove secondo la tradizione sarebbe conservata la casa di Maria bambina, cioè proprio la casa dove nacque. Ora, come possa la casa di Maria trovarsi a Loreto, dentro una chiesa, è una storia così bizzarra che va raccontata a parte. Fatto sta che questa casa è sempre stata famosissima e moltissime persone sono da sempre andate a visitarla, ma a un certo punto il papa decise che non sarebbe più stata di competenza di Recanati, bensì del papa stesso. Cioè Recanati non avrebbe più potuto prendere decisioni né tanto meno amministrare tutte le questioni relative al santuario e alla casa di Maria, ma lo avrebbe fatto il papa. Immagina lo scontento tra gli abitanti di Recanati! I domenicani poi erano affranti.
E allora non restò che manifestare tutto questo dispiacere attraverso i musi lunghi del polittico di San Domenico. Ti sembra che sia stata una buona idea? La prossima volta che hai un dispiacere prova anche tu a esprimerlo con un disegno, chissà che non aiuti a sentirsi meglio.
Per l’adulto che legge
Di questo polittico abbiamo diverse informazioni. Sappiamo che il 20 giugno 1506 Lorenzo Lotto si trovava a Recanati per firmare il contratto per la chiesa di San Domenico e che nel 1508 l’opera era conclusa, come vediamo dalla firma con la data alla base del pannello centrale.
Le perplessità su quelli che ho definito bronci sono effettive, ma non tutti gli studiosi e le studiose sono d’accordo. Se hai voglia di leggere un articolo molto esaustivo e scientifico sull’argomento, lo trovi a firma Fabio Marcelli sulla rivista online Predella.
In rete trovi altre risorse su quest’opera, per esempio le immagini ad altissima risoluzione del pannello centrale sul sito Haltadefinizione: puoi goderti le singole pennellate degli anelli dei papi.
La pagina di Wikipedia offre invece alcune utili informazioni di base.
A questo link infine trovi un breve video illustrativo creato da Sistema Museo per Recanati città dell’infinito.
Buon divertimento!

Ciao, sono Sara della Piccola Gerbera, così ho chiamato la mia attività professionale di storica dell’arte, educatrice museale e guida turistica (anche il mio bimbo di 6 anni mi chiama così, come se Piccola Gerbera fosse il mio cognome!).
Mi occupo di didattica dell’arte da prima che mio figlio nascesse. Fare didattica dell’arte per me significa comunicare la storia dell’arte a tutti, in particolar modo ai bambini e alle bambine, alle ragazze e ai ragazzi, e alle loro famiglie. Almeno ci provo, perché la bellezza dell’arte dei secoli passati possa raggiungerli, parlando la lingua di ciascuno e cominciando il prima possibile.
Ecco come lo faccio:
– attraverso il mio blog e i Racconti d’Arte, storie scritte e narrate ad alta voce da me su opere d’arte, in particolare del mio territorio (Pisa e Lucca);
– di persona, collaborando con alcune realtà museali (attualmente il Museo d’arte sacra di Camaiore e il Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci);
– organizzando personalmente visite guidate progettate per le famiglie.
L’incontro con Italia a piccoli passi mi permette oggi di arricchire la preziosa rete di relazioni tra luoghi, famiglie e attività vicine e affini a me. Di questo sono felice e grata!