Ecco una storia d’arte un po’ speciale. È il racconto di un sito archeologico che fa parte della rete di musei di Brescia che puoi visitare con i bambini: le grotte di Catullo.
Il sito fa parte del network Passpartout.
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Questa è la storia di una villa. Una casa da sogno affacciata sul lago con una vista invidiabile. Il suo proprietario si racconta fosse un poeta di nome Catullo e per questo ancora oggi la villa è conosciuta col nome di Grotte di Catullo. Grotte. Grotte?! Che c’entrano le grotte con una villa?

Il fatto è che questa villa non è una casa moderna edificata in tempi recenti, anzi. È una costruzione antichissima di più di duemila anni fa. Come te la immagini una casa vecchia duemila anni? Come minimo un po’ malconcia, vero?
La realtà è che oggi ne restano numerose tracce, ma sotto forma di mura in parte crollate.
Quando venne scoperta per la prima volta, quasi 600 anni fa, era totalmente coperta dalla vegetazione di un bosco che cresceva all’estremità della penisola di Sirmione, sul lago di Garda (di Sirmione ti ho raccontato la storia del castello, puoi recuperarla se te la sei persa).
Ebbene, i resti della villa si trovavano proprio sotto il bosco, sottoterra, e furono quindi chiamati grotte.
Oggi sappiamo che non lo sono, ma possiamo immaginare quei primi visitatori stupiti scendere nei vani sotterranei della villa proprio come se fossero grotte naturali.
Solo in tempi più vicini a noi si è scoperto che quelle specie di caverne erano un’antica villa. E non una villa qualunque, ma la più grande e lussuosa che si sia conservata nell’Italia settentrionale.
Grandi spazi per gradevoli passeggiate
Eppure oggi dobbiamo fare un bello sforzo di immaginazione per ricreare nella nostra testa l’aspetto della villa quando fu costruita.
Prova a pensare a un vasto edificio a tre piani, di forma rettangolare. Il piano più basso è realizzato scavando la roccia per ricavare un lungo porticato, cioè un passaggio coperto che consentiva ai signori di passeggiare al riparo anche quando pioveva o il sole era troppo caldo e faceva piacere camminare all’ombra.




Oggi la parte con questi porticati, chiamati criptoportici perché nascosti, si trova su uno dei lati lunghi della villa e non ha più l’aspetto di un passaggio coperto, bensì di una piacevole passeggiata cadenzata da archi. È un po’ strano pensare che un tempo questo fosse considerato un passaggio nascosto.
Terme e banchetti, passatempi da signori
L’ingresso principale era verso la terraferma e permetteva di accedere all’atrium, il vano di accesso, attorno a cui si trovavano alcuni ambienti con pavimento a mosaico a tessere bianche e nere. Sai cos’è un mosaico pavimentale? È una decorazione molto raffinata realizzata come un puzzle, con piccole tessere di vari colori – in questo caso due – che compongono cornici, decorazioni o veri e propri disegni.
Il più grande di questi ambienti era probabilmente il triclinium, cioè la sala dove si svolgevano i banchetti con gli ospiti. Riesci a immaginarli? Quei pranzi esagerati con abbondanza di cibo servito su stoviglie elegantissime, con i commensali semi distesi sui divanetti a godersi ogni bontà!




Dall’ingresso si poteva accedere al piano superiore, con l’abitazione dei proprietari e le terme private. Hai presente le terme? Anche oggi vanno molto di moda: sono posti accoglienti dove ci si rilassa a mollo nell’acqua tiepida.
I signori e le signore della villa di Sirmione si dilettavano così. Avevano una grande piscina in cui immergersi, con acqua resa tiepida da un sofisticato sistema che ne riscaldava le pareti e il pavimento. Certo, c’era bisogno di qualche servo per tenere accese le stufe che permettevano di far circolare l’aria calda attorno e sotto la piscina, ma questo non era un problema perché chi possedeva una villa così grande aveva a propria disposizione una numerosa servitù.
Cortili e terrazze per la contemplazione
Al centro della villa c’era un grandissimo cortile circondato dai portici, chiamato peristilio, ma oggi non esiste più. Al suo posto si trova un suggestivo uliveto che rende il sito della villa molto verde e gradevole da visitare. Se lo attraversi ti ritrovi nella parte più panoramica di tutto il complesso: da qui la vista spazia sul grande lago e nei giorni più limpidi puoi ammirare le altre rive in lontananza.




I proprietari della villa amavano in particolare quest’area, dove infatti si trovavano le stanze più belle e le terrazze panoramiche, crollate tantissimo tempo fa.
Me li immagino affacciati sul lago a godersi la brezza nelle sere d’estate o impegnati in rilassate conversazioni all’interno delle stanze decorate.
Visitando il sito oggi noi possiamo scendere al piano inferiore in una sala grandissima chiamata appunto Aula dei giganti, dove ancora sono visibili i resti dei pavimenti del piano superiore crollati tanto tempo fa. È così che gli archeologi e gli studiosi sono riusciti a capire che un tempo è esistito quel piano poi franato.
Dalla villa alle mura di difesa
Da qui possiamo proseguire per raggiungere un grande pilone, che è la parte più consistente rimasta delle fondazioni originarie della villa. Attraversando poi un lungo viale che ritorna verso l’entroterra, ci affiancano i resti di mura difensive costruite con i materiali della villa qualche secolo dopo il suo abbandono, quando fu necessario difendere la penisola di Sirmione dagli attacchi dei nemici che arrivavano dal lago.
Era un’abitudine molto diffusa in passato questa di riutilizzare pietre di vecchi edifici. Si usavano cioè i materiali delle vecchie case non più abitate per farne di nuove o per costruire altri tipi di mura, era piuttosto comodo!
Percorrere oggi tutta l’area archeologica della villa – cioè tutta l’area dove un tempo è esistita – è particolarmente suggestivo, ma anche impegnativo, perché è davvero grande. Immagina quanta fatica per i signori e le signore e soprattutto per la servitù che si affannava tra i vari ambienti per le varie necessità: quanti passi avranno totalizzato alla fine delle giornate?
Quanto a Catullo, ricordi? Il poeta che dà il nome a questo posto. In realtà ora posso dirti che è quasi certo che non abbia mai realmente vissuto qui, ma continua a essere suggestivo e affascinante immaginarlo affacciato alla terrazza a cantare la bellezza del lago e di Sirmione. Così:
«Sirmione, perla delle penisole e delle isole,
di tutte quante, sulla distesa di un lago trasparente o del mare
senza confini, offre il Nettuno delle acque dolci e delle salate,
con quale piacere, con quale gioia torno a rivederti;
a stento mi persuado d’avere lasciato la Tinia e le contrade di Bitinia,
e di poterti guardare in tutta pace.
Ma c’è cosa più felice dell’essersi liberato dagli affanni,
quando la mente depone il fardello e stanchi
di un viaggio in straniere regioni siamo tornati al nostro focolare
e ci stendiamo nel letto desiderato?
Questa, in cambio di tante fatiche, è l’unica soddisfazione.
Salve, amabile Sirmione, festeggia il padrone,
e voi, onde del lago di Lidia, festeggiatelo:
voglio da voi uno scroscio di risate, di tutte le risate che avete.»
Chissà se questo posto ispirerà anche te quando andrai a visitarlo!
Per l’adulto che legge
La villa romana nota come “Grotte di Catullo” risale all’epoca augustea (fine I sec a.C. – inizi I sec d.C.) e si trova all’interno di una grande area archeologica che oggi si sviluppa su una superficie di circa due ettari. Il sito è gestito dalla Direzione regionale Musei Lombardia del Ministero della Cultura e comprende anche un Museo cui non ho accennato, ma che è interessante perché vi sono raccolti reperti antichi rinvenuti nella penisola di Sirmione.
Puoi trovare alcune informazioni chiare, accurate e aggiornate sul sito della Direzione regionale, dove sono segnalati anche eventuali attività extra come eventi o visite speciali. Il depliant con la piantina dell’area lo puoi scaricare da qui.
Infine su questo blog puoi leggere altre informazioni sulla villa, ma soprattutto guardare le immagini delle sue ricostruzioni, che aiutano molto a immaginare com’era al tempo in cui è stata abitata.




Ciao, sono Sara della Piccola Gerbera, così ho chiamato la mia attività professionale di storica dell’arte, educatrice museale e guida turistica (anche il mio bimbo di 6 anni mi chiama così, come se Piccola Gerbera fosse il mio cognome!).
Mi occupo di didattica dell’arte da prima che mio figlio nascesse. Fare didattica dell’arte per me significa comunicare la storia dell’arte a tutti, in particolar modo ai bambini e alle bambine, alle ragazze e ai ragazzi, e alle loro famiglie. Almeno ci provo, perché la bellezza dell’arte dei secoli passati possa raggiungerli, parlando la lingua di ciascuno e cominciando il prima possibile.
Ecco come lo faccio:
– attraverso il mio blog e i Racconti d’Arte, storie scritte e narrate ad alta voce da me su opere d’arte, in particolare del mio territorio (Pisa e Lucca);
– di persona, collaborando con alcune realtà museali (attualmente il Museo d’arte sacra di Camaiore e il Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci);
– organizzando personalmente visite guidate progettate per le famiglie.
L’incontro con Italia a piccoli passi mi permette oggi di arricchire la preziosa rete di relazioni tra luoghi, famiglie e attività vicine e affini a me. Di questo sono felice e grata!