Ecco una storia d’arte un po’ speciale: è il racconto di un’opera che puoi vedere con i tuoi bambini in uno dei musei di Venezia, le Gallerie dell’Accademia.
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Questa è la storia di una tempesta, o forse dovrei dire di una saetta. A ben guardare però meglio sarebbe definirla storia di un paesaggio oppure di un uomo e di una donna con un bambino.

La verità è che nessuno lo sa di cosa parli realmente questa storia; e allora conviene metterci comodi, perché sarà ancora più divertente raccontarla.

I musei di Venezia con i bambini - Dipinto La tempesta di Giorgione
La tempesta di Giorgione – Foto di Gallerie dell’Accademia di VeneziaCC4.0

Una mamma e il suo bambino (o bambina?)

Prima di tutto io noto una mamma che si prende cura del suo bambino: è seduta su un prato sopra un telo bianco ed è costretta in una posa che non sembra molto comoda (chissà perché spesso le mamme non si preoccupano di stare comode!); ha una gamba piegata sull’erba mentre l’altra è con il ginocchio sollevato per permettere al bimbo (che poi forse sarà una bimba? chi lo sa) di stare comodo mentre prende il latte dal suo seno. Nel mentre ci guarda, in paziente attesa. Ah! C’è anche un piccolo dettaglio che forse ti colpirà: la mamma è totalmente nuda, come il bimbo, e quel telo bianco su cui è seduta le fa anche da velo, da mantello, coprendole le spalle; i capelli invece sono raccolti e arrangiati in maniera molto raffinata con un nastro bianco.

Donna che allatta bambino
La zingara. Particolare da La tempesta di Giorgione – Foto di Gallerie dell’Accademia di VeneziaCC4.0

Ecco dove ci troviamo…

E quindi cosa ci fanno qui questa mamma e il suo bambino che magari è una bambina? Ma anche: qui dove? Dove ci troviamo?

La mamma e il bambino sono seduti sull’erba, vicino a cespugli frondosi e alberi di diverse altezze, e poco distante sembra passare un sentiero di terra battuta che si interrompe proprio in prossimità di un sottilissimo rivo d’acqua, su cui si riflette come in uno specchio il basso poggio dove si trovano i nostri personaggi. Che non sono soli: proprio di là dal rivo sosta in piedi un uomo, un giovinetto, che li osserva appoggiato a un bastone, con indosso pantaloni aderenti sopra il ginocchio, un’ampia camicia bianca e un giacchettino corto. 

Si conoscono? L’impressione è che il giovinetto stia aspettando la donna: forse devono andare da qualche parte e lui è in paziente attesa? O forse sta vegliando su di loro mentre il bambino o la bambina prende il latte? Certamente la mamma non guarda l’uomo e anzi, fissa noi che a nostra volta la guardiamo, e ha uno sguardo assorto ma sereno.

Giovane uomo in attesa
Il soldato. Particolare da La tempesta di Giorgione – Foto di Gallerie dell’Accademia di VeneziaCC4.0

…in uno dei musei di Venezia

Giovinetto, bambina o bambino e giovane mamma sono gli unici personaggi di questa storia, raccontata su un dipinto di piccole dimensioni che si trova in uno dei musei di Venezia da visitare con i bambini, le Gallerie dell’Accademia. Ma quando è stato realizzato, 500 anni fa, il dipinto si trovava nella casa di un ricco signore veneziano di nome Gabriele Vendramin, che possedeva moltissime opere d’arte e le guardava e rimirava durante le lunghe giornate di ozio e letture. Proprio in questa casa vide il dipinto lo scrittore Marcantonio Michiel, che così ne raccontò in poche parole la storia:

“el paeseto in tela cun la tempesta, cun la cingana et soldato, fo de man de Zorzi de Castelfranco”.

Chiaro, no?

In realtà a me non sembra chiaro per niente, ma una cosa la capisco: Marcantonio parla di un paese e di una tempesta! In effetti ci siamo concentrati sui personaggi e non abbiamo ancora notato che alle loro spalle si apre un paesaggio con alcuni edifici un po’ malconci in primo piano, un ponticello che attraversa lo specchio d’acqua sullo sfondo e ancora più in lontananza un paese fatto di molte case sormontate da un cielo grigio e minaccioso, solcato da un fulmine lampeggiante. Eccola la tempesta!

I musei di Venezia con i bambini - Saetta tra nubi scure
La saetta. Particolare da La tempesta di Giorgione – Foto di Gallerie dell’Accademia di VeneziaCC4.0

E quindi di cosa parla questa storia?

Ed ecco perché nessuno sa dire di cosa parli veramente questa storia. Sono le figure umane i veri protagonisti? O lo sono piuttosto il paesaggio sullo sfondo e la cupa tempesta? 

La risposta non c’è e noi possiamo scegliere se lasciarci affascinare dal fulmine improvviso tra le rumorose nubi grigie (lo senti il borbottare dei tuoni vero? proprio lì in lontananza tra le nuvole) oppure immaginare cosa accade all’uomo e alla donna, che Michiel definisce soldato e cingana, cioè zingara, ossia per l’epoca una persona che viveva in maniera semplice e rustica.

Secondo me la cosa più divertente è perdersi a osservare i dettagli delle case, i tetti, le finestre, gli alberi con tutte le sfumature di verde delle foglie toccate dalla luce, quel cielo morbido e scuro e poi immaginarsi un’avventura per il soldato e la zingara, che forse non sono veramente un soldato e una zingara. 

Tu hai mai visto un soldato senza armatura e senza armi e anzi con abiti alla moda? Il suo aspetto sembra così pacifico e sereno che a me suggerisce piuttosto l’idea di un giovane in placida attesa in un mondo quieto, apparentemente senza turbamenti: la sua compagna sta allattando il figlio o la figlia e non ha altro da fare che guardarli contento.

Qualcuno ha immaginato che si tratti del primo uomo e della prima donna sulla terra: l’origine dell’umanità. Certo è un po’ bizzarro che lei sia nuda e lui invece ben vestito, e infatti c’è chi pensa che il giovinetto ben vestito sia un nobile veneziano, non un ragazzo qualunque, e a noi che lo osserviamo vuole ricordare il proprio ruolo di protettore di questa primitiva umanità.

Ecco la mia idea. Se vai a Venezia con i bambini ci dici la tua?

Ma se fosse invece che in una giornata primaverile un po’ pazzerella, quelle in cui il tempo cambia continuamente e dal sole tiepido si passa a un improvviso temporale, due giovani con il loro bambino si sono avventurati lontani dal proprio paese per fare una scampagnata nel bosco? A un certo punto c’è così caldo che decidono di bagnarsi nel ruscello, poi però il bimbo inizia a protestare per la fame e allora in tutta fretta escono dall’acqua e la mamma non fa neanche in tempo a rivestirsi e si accontenta di sedersi sul telo e coprirsi giusto le spalle. Il papà invece si riveste e rimane a guardarli paziente, pensando che dovranno sbrigarsi perché in lontananza sta arrivando un bel temporale e sarà bene coprirsi e mettersi al riparo da qualche parte. 

Quale fosse l’idea di Zorzi de Castelfranco, che noi oggi conosciamo come Giorgione, il pittore veneziano che dipinse questa tela, nessuno può saperlo. Molto probabilmente non fece tutto di testa sua e Gabriele Vendramin, il nobile veneziano che gli commissionò l’opera, senz’altro fece qualche richiesta ben precisa. 

Chissà se fu lui a chiedergli di rappresentare una tempesta! Ancora oggi il dipinto è noto con questo titolo, La tempesta, ma non sappiamo se sia stata un’invenzione di Giorgione o una richiesta di Vendramin. Magari gli disse: caro pittore, mi raccomando, il cielo deve essere bello nero con una minacciosa saetta, perché guardandolo vorrei ricordarmi che anche quando sono sereno e rilassato c’è il rischio che arrivi una tempesta coi fiocchi. 

Tu che faresti? Quel temporale minaccioso lo lasceresti o preferiresti un bel cielo azzurro con bianche nubi spumose?

Io ci sto ancora pensando…


Per l’adulto che legge

Se vuoi sapere qualcosa di più su questo misterioso dipinto, che puoi vedere con i bambini in uno dei più grandi musei di Venezia, non hai che da scegliere da dove iniziare. Sono stati scritti moltissimi libri, articoli e saggi per proporre nuove interpretazioni, ma nessuna finora ha soddisfatto pienamente tutti gli studiosi e le studiose esperte di Giorgione. 

Intanto trovi alcune notizie di base sul sito delle Gallerie dell’Accademia, la casa del dipinto (tra i musei di Venezia che ti consiglio di visitare con i bambini, consulta il loro sito e cerca nel menù la sezione Education, ci sono moltissimi contenuti interessanti!).
Per farti un’idea delle varie ipotesi sulla Tempesta ti suggerisco poi questo articolo che riassume le principali tesi degli ultimi cento anni (e anche di più!).
Mi piace sottolineare che c’è chi sostiene che in realtà non è importante individuare un unico soggetto per il dipinto e se davvero non c’è una storia vera e propria da raccontare, questo sarebbe da considerare uno dei primi “capricci” veneziani, cioè un dipinto senza soggetto, senza protagonisti, senza narrazione, solo un paesaggio stravagante e bizzarro che combina edifici, elementi della natura e personaggi. 

Se tu e i tuoi bambini o bambine vi siete fatti un’idea di quale storia si nasconde dietro il quadro, anche se non siete ancora stati nei musei di Venezia, mi raccomando, raccontacela!

Ringrazio Monja Da Riva per aver prestato la sua voce a Marcantonio Michiel nel podcast (il veneto ai veneti!).

La Piccola Gerbera

Ciao, sono Sara della Piccola Gerbera, così ho chiamato la mia attività professionale di storica dell’arte, educatrice museale e guida turistica (anche il mio bimbo di 6 anni mi chiama così, come se Piccola Gerbera fosse il mio cognome!).

Mi occupo di didattica dell’arte da prima che mio figlio nascesse. Fare didattica dell’arte per me significa comunicare la storia dell’arte a tutti, in particolar modo ai bambini e alle bambine, alle ragazze e ai ragazzi, e alle loro famiglie. Almeno ci provo, perché la bellezza dell’arte dei secoli passati possa raggiungerli, parlando la lingua di ciascuno e cominciando il prima possibile.

Ecco come lo faccio:
- attraverso il mio blog e i Racconti d’Arte, storie scritte e narrate ad alta voce da me su opere d’arte, in particolare del mio territorio (Pisa e Lucca); 

- di persona, collaborando con alcune realtà museali (attualmente il Museo d’arte sacra di Camaiore e il Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci); 

- organizzando personalmente visite guidate progettate per le famiglie.

L’incontro con Italia a piccoli passi mi permette oggi di arricchire la preziosa rete di relazioni tra luoghi, famiglie e attività vicine e affini a me. Di questo sono felice e grata!

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